La M'nata

« Older   Newer »
  Share  
.Bady.
view post Posted on 4/7/2008, 08:58




Questa è una favola popolare più o meno delle mie parti...spero che vi piaccia :)

LA M'NATA
Nel paese di Miseglia, che è posto pochi chilometri sopra Carrara, c’erano due vecchie che erano le fornaie del paese: La più vecchia, che si chiamava Glisteria detta anche “Canuta” e la Degonda.
Una mattina prima dell'alba la Degò disse alla Glisteria:“vado a mettere l’acqua al fuoco per il levame, per il pane”.
La Degò, a Miseglia, abitava in una casa sopra la strada che poi conduceva al cimitero. Una volta sentì un rumore strano ed una lugubre litania che diceva. “Mena la mnata, mena la mnata, badedeum, badedeum”. Quella cantilena era cadenzata e diventava sempre più forte.
La Degò si giro e, sulla strada che scendeva dalla collina del cimitero, vide una strana processione, formata da tanti incappucciati bianchi, con delle tonache bianche, tutti avevano un lume in mano. Lei, terrorizzata per la paura, non urlò, non chiamò nessuno in aiuto, ma salì sul sagrato davanti alla porta della chiesa. Incapace di compiere un qualsiasi gesto la povera donna vide snodarsi la processione davanti a lei, mentre i processionanti continuavano a recitare: “Mena la mnata, mena la mnata, badedeum, badedeum”.
Alla Degò, frattanto si era spento il lume ad olio che teneva in mano. Si fece coraggio e, avvicinatasi ad uno degli ultimi della fila, gli disse:”O quel l’om, me l’assendéte ‘l me lum?”( O uomo, accendereste il io lume?). Quello rispose: “Sì ch’a vel cendo” (Si che velo accendo). Nel frattempo i lumi si spensero e nella confusione del momento, la Degò non si accorse che l’incappato aveva scambiato i lumi. La Degò, sempre impaurita per quell’incontro misterioso, raggiunse il forno e qualche istante dopo arrivò anche la Glisteria. Le raccontò quello che era accaduto e la Glisteria disse: “Oh! Questo non è il tuo lume! Questo è uno stinc de mort, lo stinco di una gamba! Bisogna andare subito da Don Giuseppe per chiedergli consiglio; come si fa ora? L’incappato ha il tuo lume e tu hai il suo stinco”.
Decisero di infornare subito il pane e di andare a svegliare il parroco. Don Giuseppe domandò alla sorella: “Ma perché mi chiamano a quest’ora?”. Le due donne però insistettero dicendo che si trattava di una cosa urgente. La sorella del prete le fece entrare e la Degò raccontò quanto le era accaduto. Don Giuseppe conosciuta la storia disse.”O Degò, è necessario che tu restituisca questo stinco. Altrimenti tu non avrai pace di qua e lui non avrà pace di là. Però, aggiunse Don Giuseppe, all’appuntamento, la prossima settimana, ci devi andare tu da sola. Ricorda che l’unica cosa che devi portare con te è un gatto marzolino. Cercalo, perché ci vuole un gatto che sia nato proprio di marzo, altrimenti ti succede qualcosa di brutto, senz’altro. Non scendere mai dal sagrato. Guarda di rimanere sempre nel sagrato della chiesa, così non ti possono far niente”.
Da quel momento iniziò la penosa ricerca per trovare un gatto marzolino.
Degonda bussò a tutte le case del paese, nessuno Aveva un gatto nato a marzo o se l’avevano non se lo ricordavano, e su questo argomento non valevano le incertezze. Alla fine giunse alla casetta di Ireneo e della Elme, in mezzo agli olivi e lui ricordò: “L’ho me un gatt marzulin, son sicure, l’è nato prope de marzo” (cel'ho io un gatto marzolio, sono icuro, è nato prorio a marzo). Ireneo le dette il suo bel gattone e le disse: “Quando la processione ritornerà non fartelo vedere. Tienilo nascosto sotto il grembiule”.
Trascorsa una settimana, giunse la notte incui doveva ritornare la “mnata”.
Degonda sentì suonare la mezzanotte dal campanile di Bedizzano e disse: “Vado via!”. Scese in strada per chiamare la Glisteria. La vallata di Bedizzano era illuminata dalla luna, tutto il paese dormiva.
Dopo una breve attesa vide giungere la processione, preceduta dal solito “badedeum badedeum, mena la mnata, mena la mnata”. Quando la processione sfilò davanti alla chiesa la guardarono tutti però non le dissero niente. Lei, spaventata tremava. Quando la processione era quasi alla fine, Degonda sentì una voce che diceva :”Maledetta a l’ha ‘l me lum! Maledetta a l’ha ‘l me lum!” (Maledetta, lei ha il mio lume). L’incappato si avvicinò, fece per prenderla per un braccio ma, nel frattempo, saltò fuori il gatto marzolino che si avventò contro quel morto. Allora egli disse:”Dateme ‘l mi e tenite il vostre. L’an vestit c’avete il gat marzolin, perché o sa anche se siet en del sagrat, ne non aveite il gatt marzulin stavolta…” ( datemi il mio e tenetevi il vostro. Nel vestito avevate il gatto marzolino, e anche se ora siete sul sagrato, non avete il gatto marzolino stavolta.."
 
Top
Coccinella95^_^
view post Posted on 4/7/2008, 14:59




ummm...interessante...ummm zizi...
 
Top
SkiZZeTTa93
view post Posted on 7/7/2008, 11:56




già interessante!
 
Top
.Svedar.
view post Posted on 14/7/2008, 12:41




che billa!!!
 
Top
ice_juventina.pazza
view post Posted on 30/8/2009, 14:59




nn l'ho capita...
 
Top
4 replies since 4/7/2008, 08:58   167 views
  Share