| e ritorno a scrivere per bisogno, per sfogarmi, perché così sento che do un brandello di motivo alla mia esistenza.
10° CAPITOLO Mi siedo sul letto di Ale. che c'è da raccontare? mi sembra niente. eppure, pensandoci, è tutto. ma è tutto stupido, e non mi sembra che valga la pena di essere raccontato. -ho litigato per l'ennesima volta con mia madre. per via di un vicino di casa, Narciso... lei si toglie i suoi occhiali dalla montatura fina e li pulisce nella t-shirt. sembra molto presa dal suo lavoro, ma io so benissimo che stà ascoltando. In realtà non perde alcuna parola che esce dalla mia bocca. -...è un signore di mezza età, uno scrittore. passo un sacco di tempo a casa sua, e quando mia madre lo ha scoperto si è arrabbiata. -scusa, ma da quant'è che hai preso l'abitudine di passare il tempo a casa di signori di mezza età? -da quando ho conosciuto Narciso. -ah, certo, ora capisco tutto, grazie del chiarimento. -prego. -stavo usando un po' di ironia... -anch'io. lei mi si siede vicina, poi aggoggia le gambe sopra le mie per appoggiare la sua guancia sulla mia spalla. -uno scrittore, dici? eccentrico. interessante. però lo sai che ha tua madre non piace che le si venga ribadito che non conosce affatto sua figlia... parla per me così come parla per sè. siamo tanto uguali quanto diversi, e questo è tanto un bene quanto un male. ci capiamo, ma abbiamo paura della sentenza dell'altra quando vogliamo fuggire dalla realtà. -però c'è qualcos'altro, su questo scrittore, che non mi hai detto. -mi par giusto. -ti par giusto che ci siano segreti fra di noi? -no, ma ci sono sempre stati. è da sempre che tu mi nascondi qualcosa, almeno siamo pare. forse, una ragazzina normale dell'età di Ale, a questa accusa avrebbe risposto alzandosi, con rancore, finendo con una litigata o invitandomi ad andare via. lei, invece, prende nel pugno parte della stoffa della maglia che indosso e si mette a stringerlo forte. stiamo così per altri dieci secondi, poi ci stacchiamo. -hai fame?-mi fa. la seguo in cucina dove, appoggiata al tavolo, sua madre stà dormendo. la dispenza della famiglia di Ale è sempre strapiena. forse, i genitori hanno un qualche terrore inconscio di non riuscire ad essere capaci di badare a tutta la prole. in questo modo, almeno sono sicuri di riuscire a sfamarli. Ale afferra due pacchetti di biscotti integri, l'uno al gusto di cioccolato e l'altro alla crema al limone, e si piomba fuori casa. la seguo nuovamente. -andiamo dal tuo bel tenebroso ai giardini? -ma anche no. non è l'ora x. però possiamo andare in giro qui intorno, se ti va. -va bene. camminando mangiamo, quindi non abbiamo modo di parlare. ma va bene così, basta stare l'una accanto all'altra. basta avere l'altra e sapere che c'è l'altra. e che forse ci sarà sempre. -oggi non voglio andarci ai giardini- dice. -ed io non ho intenzione di andare da Narciso. -succupe della mamma? -succube della paura dell'amore? biscotto. -io non ho paura dell'amore. altro biscotto. -io ho repulzione dell'amore. è diverso. finisco di masticare. -hai ragione- dico. passiamo tutta la mattinata a chiacchierare fuori, poi torniamo a casa sua, per dire a sua madre che pranziamo fuori e...verso le due e qualcosa ci ritroviamo in un ristorante con i menu in mano ed indecise su quale pizza scegliere. -merda...-la sento sussurrare, forse a sè stessa. mi volgo verso il suo sguardo e vedo attraverso i finestroni un ragazzo attraversare la veranda del ristorante e catapultarsi fuori. un ragazzo moro, i capelli decisamente troppo lunghi per un maschio secondo la mia concezione di maschio, probabilmente gli daranno anche fastidio alla vista. ma non importa. l'importante è sembrar affascinante. è piuttosto alto, età indefinita. è un ragazzo. un signore, dietro di lui, attraversa la sala da pranzo e si affaccia alla veranda gridandogli: -Federico, ricordati! domani hai il turno prolungato! -sì, capo! -risponde lui e corre via. mi giro verso Ale ed esprimo a parole il suo pensiero: -il tuo bel tenebroso è in età di lavoro e non ha evidente voglia di faticare. e poi ora sai almeno come si chiama. Federico.
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