| ho voglia di scrivere <3
7° CAPITOLO Rose bianche, rose rosse. Mi guardo intorno, e vedo solo rose. Rose gialle, rose verdi..no, non sono rose verdi. sono solo normalissimi boccioli non ancora aperti. come se li avessi chiamati, come se avessi dato loro un nome e lo avessi pronunciato, una serie di boccioli avanti a me iniziano a schiudersi. avanti a me, dietro a me, ai lati. sono circondata. le rose si stanno aprendo tutte nel medesimo istante, rivelandone i colori. nascono verdi, si schiariscono nel bianco. c'è qualcosa di strano. qualcosa di così strano, che le rose non si limitano ad aprirsi ed a mostrarsi, ma continuano a muoversi. qualcosa di strano.. non sento più il profumo delle rose. anzi, non avverto alcun profumo. le rose si colorano di una sfumatura rosa, che piano le colora, e le scurisce fino a farle diventare rosse...e non contento, continua a scurirle fino a farle diventare più scure..fino a farle diventare nere... il nero è il suo colore. si alza un forte vento, portandosi dietro il suo odore, così forte che fa seccare le rose e ne ruba i petali nella stessa forza, e vedo petali avanti, dietro ai lati e sono circondata. ma non ho paura. mi sveglio. mi sveglio e sono qui, sul letto nella casa di narciso. sono qui da...quanto? non so. Narciso non è qui nella stanza, ma non ho voglia di cercarlo: mi sento stanca, e l'unica cosa che ho voglia di fare e che faccio è stringere in un pugno il lenzuolo ornato dalle piccole rose. rose? dovrei ricordarmi qualcosa sulle rose..uno di quei ricordi che non mi appartengono più, uno di quei tanti ricordi a cui penso ma che non riesco ad afferrare. afferro le rose del lenzuolo, ma non i ricordi. ricordi di cosa, poi? non so. di gran parte dei miei sogni e di...tante e tante altre cose che non ricordo, che la mia mente non ha rimosso eppure mi impedisce di conoscere. mi alzo dal letto, ho fame. in cucina, narciso è appoggiato al tavolo, e dorme. lì sopra i fogli del suo romanzo. torno a casa mia, arrivo in camera di mia madre. mi è sempre piaciuta, la camera di mia madre. non so neanche io il perché. mi fermo davanti ad uno specchio a muro che, da quanto ricordo, c'è sempre stato. guardo il mio riflesso, che termina con la fine superiore dello specchio e la mia fronte. e pensare che da piccola non riuscivo quasi a raggiungere l'estremità inferiore per vedermi... mia madre mi tirava su in braccio, per drmi una mano. quando mia madre ha iniziato a dileguarsi dalla mia vita, ho imparato ad arrampicarmi sopra le sedie, per ottenere lo stesso risultato. peccato che non ci sia mai riuscita. il mio riflesso, è diverso senza mia madre. mia madre, quando sorride, sembra che tutta la stanza di illumini di gioia. per me non è stato mai così. apro la bocca, aguardare quello stupido apparecchio che tanto odio. io non sono affatto come mia madre. lei ha i capelli ricci e ramati, gli occhi verdi, è magra ma ha le curve giuste. io ho i capelli neri e lisci. gli occhi marroni. sono piatta e troppo grassa insieme. lo so che non sembra coerente, ma è così. ho la pelle chiara, e questo accentua i brufoli e i punti neri. mi arriva uno sputo in faccia. cioè, arriva uno sputo in faccia al mio riflesso. uno sputo proveniente dalla mia bocca. torno in camera mia, e prendo "opere di cristallo". pere di cristallo è un libro che mi ha regalato mia madre, e che ho iniziato a leggere tempo fa. da quanto ho iniziato a venire da Narciso, non ho trovato più il tempo nè la voglia di dedicargli tempo, per cui era rimasto lì. peccato, era un libro bello. e mi metto a leggerlo per questo, e pèerchè non ho nientye da fare. la protagonista del libro si chiama Candace, e ha la mia stessa età. vive in una strana famiglia di sei componenti: lei, i genitori, la nonna, una sorella e un fratello maggiori; sembrano una famiglia unita, tanto che si assomigliano tutti sia d'aspetto (o almeno in ciò che i limiti dell'età rende possibile) sia di comportamento. eppure, candace ha un talento che la rende unica: in una famiglia totalmente priva di un qualsiasi orecchio musicale, lei sa cantare. la cosa totalmente assurda è che se ne vergogna, perché la famiglia l'ha sempre educata facendole intendere che il cantante è una delle peggiori professioni che ci siano...un po' come fa la volpe con l'uva, insomma. sono arrivata fin qui. magari, continuando con la lettura, capirò anche il senso del titolo del libro...
|